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Un sogno.

Ho fatto un sogno.

Ero in partenza per qualche luogo e riempivo il mio zaino verde, come ho fatto tante volte in questo ultimo anno. Avevo messo dentro vestiti a caso, che non erano quelle le cose importanti da portarsi dietro. Sono uscita dalla mia camera e ho chiuso la porta, così che il gatto non avrebbe potuto attaccare la lana della coperta arrivata quasi al termine dei suoi giri quadrati. La mia prima e unica coperta per due. Ho percorso il corridoio, l’ingresso e finalmente sono uscita.

Fuori casa non c’era la solita via, ma un fiume che avrei dovuto risalire per trovarne la fonte. Questa era la ragione del viaggio. Era tutto un po’ confuso, il fiume c’era ma era come se non ci fosse, come se non riuscissi a vederlo, come se non fossi capace di metterlo a fuoco. E se non vedi una cosa come fai a credere che esista? Come si fa a seguire il corso di un fiume che sembra svanire ad ogni passo? Ero da sola, con lo zaino sulle spalle, che provavo a camminargli accanto. Sola come in tanti viaggi già fatti, tra le strade reali e quelle interiori. Mi sforzavo di vedere, di camminare senza punti di riferimento e l’unica certezza che avevo era quella di dover andare avanti. Mi dicevo che prima o poi avrei visto e che sarei arrivata alla fonte, perché dentro di me la Fede aveva già disegnato la strada e il panorama che avrei visto una volta arrivata in cima: colline verdissime, un lago immobile, piante di rose, alberi di mele e campi di girasoli e pappagalli a volare tutto intorno.

Ero sempre più affaticata dal peso di non vedere, che lottava contro la certezza che avrei visto, prima o poi. Come due cavalieri con le spade sguainate in una lotta pari e senza fine. A un certo punto mi sono voltata indietro e l’ho visto davanti a me, sorridente e bello come sa essere quando vuole. Mi stava seguendo da un po’, ma non me ne ero accorta perché sa osservare senza essere visto.

Ho ripreso la mia strada alla ricerca del fiume e del suo inizio. Ma niente, tutto rimaneva sfocato. È stato in quel momento che mi sono girata verso di lui e ho capito che da sola non sarei arrivata da nessuna parte. La fonte, l’inizio di tutto, il principio dei tempi, non sono mete che si possono raggiungere in solitaria. Quando gli ho teso la mano e quando la sua ha stretto la mia, tutto è diventato chiaro e luminescente: il fiume era lì, davanti ai nostri occhi e c’era sempre stato. Mi sono arresa a compiere quel viaggio insieme. Ed è stata una sensazione bellissima perché tutto era evidente, tutto era naturale, e lo avrei capito ancora meglio subito dopo.

Quando le nostre mani erano strette, mi è sembrato di entrare in un vortice d’acqua che ho attraversato tutto, fino in fondo, e quando ho aperto gli occhi, avevo sopra di me la cascata del principio di tutto. Lui mi guardava, in piedi, su una sponda del fiume e sopra di noi, un re e una regina, due giganti imperiosi, ci guardavano sorridendo. Un re e una regina, il principio maschile e quello femminile da cui aveva origine quel flusso di acqua impetuosa. Ho chiesto loro che cosa avevano per noi e questo è ciò che ci hanno donato: dal re abbiamo ricevuto la forza, la determinazione, il valore dell’autorità e dalla regina la Fede e la pazienza. Ci hanno donato l’unione sacra, del maschile e del femminile, che genera l’acqua, la vita.

E le spade si trasformavano in Rose, pappagalli e mele. E i girasoli crescevano sugli alberi.

Non si arriva da nessuna parte da soli. Io non posso compiere nessun destino da sola. C’è qualcosa che può guarire e salvare questo mondo? Sì. È l’amore per l’altro. Sì. Questo mondo può essere salvato dalle donne e dagli uomini che scelgono la Via dell’Amore. Dalle donne e dagli uomini che, insieme, rendono sacro lo stare su questa terra. Dalla bellezza che generano. No, non si può camminare da soli.

Le fazioni separate non creano visione nitida, non c’è più posto per Uomini e Donne divisi dalle loro rispettive lotte per affermare il proprio dominio su questa terra. È tempo di riunire e non di separare ancora.

Il re gigante era lì a parlarci di forza e sostegno, come i padri sanno fare, e la regina salda nel suo esserci sempre, come le madri sanno fare.

Ho visto i miei nonni, Mimmo e Rosa e Riccardo e Margherita. Ho visto mia madre e mio padre. Ho visto me e Domenico ed io ero lì con Fabio. Ho visto i disequilibri, ho visto le imparità e le ingiustizie tra uomini e donne. Ho visto il mio impegno nei ristabilire un equilibrio. Ho visto un maschile fragile e un femminile arrabbiato. Ho visto una bilancia pendere da ogni parte, senza avere la forza di fermarsi in un equilibrio stabile.

Non c’è più femminismo. Non può esserci più maschilismo. Siamo i due lati di una moneta che quando la lanci in aria è solo il caso a decidere quale parte sarà alla luce e quale al buio. E allora il mio desiderio è che questa benedetta moneta, con cui compriamo ogni giorno in più che passiamo su questa Terra, cada finalmente di taglio. Che si fermi in equilibrio sul bordo, che ogni lato sia alla luce del divino essere. Che sia Unione, per il bene del mondo.

Abbiamo fatto il bagno nudi, in quel fiume e quando ne siamo usciti gli ho chiesto “Ricordi cosa fecero i cieli quando nascemmo?

Si inchinarono“.

 


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