I 52 sono i nuovi 25.
Oh, ma che anno è stato questo? E come ve lo spiego, che tanto un po’ lo avete visto anche voi che cosa è stato per me. Rivolgimenti, novità, rivoluzioni, ItaloTreno come se fosse casa, Banchetto e la sua magia, acque di lago, visioni, rivelazioni, sogni. In rigoroso ordine sparso, queste sono le parole chiave di questo mio 52esimo anno su questa Terra.
Sia messo agli atti che i 52 sono i nuovi 25 e tanti ne festeggio perchè il tempo esiste solo nella mente di chi lo conta.
E sia anche messo agli atti che la gratitudine nei confronti della Vita è un esercizio che tutti dovremmo praticare, costantemente.
Qualche mese fa avevo pensato di organizzare una grande festa, con le lucine, la musica, gli amici e la famiglia, la terrazza, le stelle e tutto il resto. Poi le cose vanno per i fatti loro ed ero arrivata a pensare di non festeggiare proprio niente.
E invece no, LB, tutti gli Accadimenti vanno festeggiati: le nascite, gli amori, le fini, le gioie, le morti, le separazioni, le conquiste, le perdite e i compleanni. Ed eccomi qui a cucinare per quasi tutte le persone importanti della mia vita, quelle che mi amano profondamente per quella che sono e che io amo altrettanto dal profondo, con un grazie sempre pronto ad essere detto. Quasi, perchè ne manca una. Manca Fabio, il regalo di questo anno così bizzarro, un po’ caduto da quel cielo che guardavo sempre, aspettando la rivoluzione, e già diventato presenza. E si deve imparare anche questo, a convivere con l’assenza di una presenza.
Gli Accadimenti sono qui per noi, ecco perchè vanno festeggiati tutti, anche se non ci piacciono, anche se ci stanno lacerando, sono qui per costruirci come edifici sempre più solidi, con contrafforti aggiunti e catene passanti per tenere insieme tutto. Sono qui per ricordarci che abbiamo una Vita, che forse non abbiamo mai chiesto, è vero, ma che adesso dobbiamo portare a compimento.
I 52 sono i nuovi 25 perchè a me sembra davvero di essere all’ingresso di un Luna Park, di aver preso il sentiero accidentato di una nuova avventura, in cui le scarpe vecchie si rompono, inevitabilmente, e devi camminare scalza o trovare delle scarpe nuove da indossare, magari facendotele prestare da qualcuno. E poi nuove sfide, scelte importanti, rinunce piene di gioia.
E la precarietà. La Santa Precarietà della Vita. La certezza dell’incertezza. Lode, lode, lode a tutto questo, che riempie la mia anima come non mai e alimenta la rivoluzione dentro di me.
E ancora, l’amore di nuovo. Come se non avessi già amato abbastanza, come se dovessi imparare a farlo di nuovo, come se fosse davvero l’unica cosa che conta in questa vita, a volte sublime a volte miserabile, come se davvero movesse il sole e le altre stelle. Un amore che ti fa immaginare futuri e storie possibili, come fanno i bambini quando giocano che si dicono tra loro “facciamo che io ero e tu eri?“, “facciamo che ci inventiamo una storia?“, “facciamo che eravamo partiti e non sapevamo se riuscivamo a tornare?“. “Fabio, facciamo che andiamo insieme a cercare Anna?”
Un amore che ti fa venire in mente di fare un viaggio folle, in un tempo che potrebbe anche non esistere, e che ti fa chiedere aiuto a voi per realizzarlo insieme. Un viaggio che sarà il racconto di una storia che misura il tempo in millenni, di un incontrarsi e di un perdersi per ritrovarsi ancora e ancora, fino alla fine.
E allora cosa stiamo aspettando a dirci che facciamo che diventiamo tutti dei Bambini che sanno quello che fanno?
Io sono straripante di questo Amore, me lo state dicendo in ogni modo e io non posso che inchinarmi davanti a voi e dirvi grazie.
Eleonora.
PS: se volete farmi un regalo, sostenete qui la folle impresa di due avventurieri spuntati dal nulla.
2 commenti
Michele Punturieri
Un pezzo da brividi.
Emozionante.
Intenso.
Carico di speranza
e pregno di suggestioni.
Parole che accendono l’anima
nel mentre le danno quiete,
serenità
e gioia senza confini.
Da far leggere a chi non trova più stimoli
per procedere nel cammino.
A chi ha scordato il sorriso.
A chi cerca, con forza
e determinazione,
un fottuto motivo per vivere
e non sopravvivere.
A chi, nel profondo,
ricerca se’ stesso
dopo essersi perso.
Ti meriti abbracci.
Fin quanto riesci
a contarne.
Hail
littlebirds
Grazie Michele, davvero, per le tue parole.