Pensare

Il mare

Oggi mi sono seduta davanti al mare. Ho scoperto un luogo vicino casa che ha poche pretese e che sa regalare tanto. C’è sempre poca gente e chi ci va non ha bisogno di mostrarsi, c’è e basta. Questo luogo mi accoglie semplicemente perchè esisto. Non gli interessa sapere chi sono e come sono o perchè sono.

Ho messo le cuffie e ho meditato guidata da una voce leggera e cristallina. Una voce potente e chiarificatrice che mi ha accompagnata, per un mese circa, in una passeggiata nel labirinto della creazione di me stessa.

Spesso crediamo di essere per il semplice fatto che respiriamo o che siamo in grado di bere un bicchiere d’acqua o che riusciamo a mettere delle parole in fila, una dopo l’altra, a significare un pensiero di senso compiuto.

Invece siamo davvero quando diventiamo capaci di morire in vita per poi ritornare vivi. E’ quando sperimentiamo la morte in vita che la nostra vita diventa vera davvero. E per farlo può non essere necessaria un’esperienza propriamente fisica, possiamo ammalarci seriamente, possiamo cadere dal balcone dal quarto al terzo piano, possiamo restare vivi per miracolo…niente di tutto ciò è efficace se non ci fa sentire la forza potente della morte e quella ancora più potente della vita.

L’Universo mi ha regalato l’esperienza della morte in vita nella forma del reset improvviso della mia quotidianità e delle mie abitudini e certezze. Un momento di buio totale, subitaneo ma non breve, in cui ho sperimentato il cosciente annullamento di me stessa. La stasi della vita, l’attesa della risoluzione, il procrastinare dell’esito. Qualche giorno fa ho ritrovato un appunto scritto esattamente due anni fa e che mi avvisava, a mia insaputa, del futuro che mi attendeva, come se io fossi stata la mia stessa Cassandra.
Sveglia dalle 3:30 del mattino. Un viaggio in auto in assoluto silenzio per raggiungere l’aeroporto. Ho due voli da prendere per raggiungere Parigi. Che strano periodo che è questo, così tanto che ho pensato che parlare fosse un eccesso di vita. Mi sono presa una pausa dalle parole perché mi sono accorta che qualcosa deve essersi scollegato in me. Ciò che esprimo non è sempre ciò che penso o che vorrei esprimere. Un corto circuito interno. Ho smesso di parlare per entrare nell’attesa. Ma di che cosa? Non lo so, attendo senza sapere cosa. Forse arriverà Godot o forse no. Ci siamo salutati, giusto il tempo di un bacio rapido, senza pretese né impegni, né aspettative. Non sono necessarie per un bacio. E così sono uscita da una vita per entrare in quest’altra, temporanea, in cui mi sono detta, LittleBirds, allerta i sensi, allerta l’anima, allerta la mente (ma non troppo, altrimenti poi ti esplode come stava per accadere qualche settimana fa), ripulisci la tua aura e mettiti in ascolto del mondo e delle sue storie” (09/06/2018)

Da lì è stato tutto un precipitare rovinoso di eventi. Ma questa è un’altra storia che non vi racconterò.
Quello, però, è stato l’inizio della mia morte, per come mi conoscevo fino a quel momento, e di una faticosa rinascita, fatta di ricadute e di ascese al cielo. di illuminazioni e oscurità totali, di un passo in avanti e tre passi indietro, di certezze rinnovate e scalpelli che le sgretolavano. Le gestazioni possono essere lunghe, ma quando le acque si rompono non si può più restare protetti nel grembo e bisogna uscire per ricominciare a respirare.

Quando la voce si è fermata sono rimasta in silenzio in ascolto del mare, per diversi minuti, finché un bellissimo cucciolo di cane nero è venuto a salutarmi leccandomi la mano. Ho aperto gli occhi e ho iniziato a cantare una melodia che mi ha ricordato quelle che cantavo in alcuni pomeriggi da adolescente. Disegnavo figure colorate e cantavo melodie sconosciute e mai sentite eppure profondamente familiari, arrivate dal nulla, arrivate da tempi lontani, sepolte dentro di me dall’eternità. Musiche e disegni in cui mi riconoscevo ma che non ero in grado di riconoscere in nulla di conosciuto e che mi facevano sentire diversa. Un’aliena.
Cantare e sentirsi come quaranta anni fa. Dipingere e sentirsi come ero. Ma questa volta sicura e felice di esserlo.
Ecco cosa significa essere.

Ho dipinto.
Ho cantato.
Danzerò.
La vita dopo la morte in vita assomiglia a questo.

 

 


 

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