ELLYS & LOUIS

#1 Ellys&Louis

Tu credi che si possa cambiare questo mondo, Louis?
Ero immersa in questi pensieri, mentre guardavo scorrere i paesaggi dal mio finestrino. Accanto a me, Louis guidava, immerso nei suoi. Un viaggio silenzioso, lungo mezza Italia. Ero stata male la notte prima, con incubi che mi parlavano di fallimenti, visite in bagno a liberarmi di spazzatura e febbre che mi faceva dolere tutto il corpo.

Louis diceva che tutto si sarebbe rimesso a posto quando fossi tornata a casa, alla mia normalità, mentre la mia amica diceva che “i sintomi dell’amore sono gli stessi del colera” e non era la prima volta che me lo diceva. Io sapevo che il mio corpo mi stava parlando, come è solito fare. C’era un rimestio nelle cellule, perché si stavano riorganizzando in un nuovo ordine e questo comportava febbre e dolori, stavano rilasciando calore ed energia per affrontare nuove sfide. Questo, però, mi lasciava scoperta, fragile, esposta ai dolori del mondo e ai pensieri negativi.

La risposta di Louis alla mia domanda non lasciava spazio alla speranza. “No non c’è nulla che possiamo fare per ripristinare un equilibrio o per trovarne uno nuovo” diceva, “possiamo solo agire al meglio delle nostre possibilità, secondo la nostra legge interiore, cercando di non fare ulteriori danni“. Ripensavo alle immagini di guerra che avevo visto qualche giorno prima, alle urla di chi deve affermare la propria individualità su quella degli altri, al marcio sepolto dentro la terra su cui camminiamo facendo finta che non esista. E piangevo, riconoscendo la mia incapacità di lasciare un segno e desiderando di scomparire senza lasciare tracce. Mi perdo nel melodramma, a volte. Ma il dolore che sentivo in tutto il corpo era reale.

Questa volta eravamo stati insieme per diciassette giorni, nella nostra casa sul lago, come la chiamo io. C’era stato un viaggio importante nel mezzo e disavventure e interventi del Caso. Li ho contati i giorni e li ricordo tutti, perché quando sai che non hai tutto il tempo te li devi fare bastare. Ogni volta che i giorni finiscono, Louis pensa che sia un sollievo per me, che posso tornare a casa, alle mie cose, ai miei impegni, agli affetti, alla mia vita. Io lo so che lo dice quasi fosse un atto scaramantico che allontana una cosa temuta, ma ugualmente in me si accende una riflessione di futuro. Perché io lo so che non è così. Che casa non è più un luogo fisico.

La mia casa non è qui. Il mio destino è un altro.

Il dolore non è andato via, è tutto nella pancia adesso e aspetto che mi passi stringendo tra le mani la mia pietra di lago, nell’attesa di un abbraccio che arriverà presto.

E.

 


Un commento

  • Louis

    … e quell’abbraccio, quell’abbraccio che è conclusione, che è compimento, malta non portante, tuttavia… ripristinerà gli equilibri tralasciati, sospesi, obnubilati si potrebbe affermare..
    Tutto qui.
    Niente di sensazionale, o sconvolgente.
    Normalità.

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