LB&Banchetto in Tour (15-31 ottobre 2021)
“Io ho bisogno di partire, torno a fine mese. Porto Banchetto con me“.
E’ iniziato così questo viaggio, con una decisione che si portava dietro un bisogno vitale di nuovi spazi, di tempi senza regole e di emozioni di cui nutrirsi. Da qualche anno, ormai, ho imparato a viaggiare senza fare programmi, riducendo il bagaglio e comprando solo il biglietto di andata. Tutto il resto lo fa il caso e la vita che mi viene incontro. Ed è così che ho fatto anche questa volta, lasciando tutto e tutti, lasciando altri ad occuparsi del quotidiano e del lavoro, seguendo l’istinto, cercando l’altrove, scoprendo l’umanità ruotare intorno a me. E portandomi dietro i messaggi dall’Universo cusoditi nel Banchetto della Felicità che, per la prima volta, è andato in strada davvero, senza rete. Mi sono seduta al bordo delle strade e ho guardato le vite che mi passavano davanti, sentendomi parte di un tutto e al centro della mia vita. E mentre le storie diventavano corpo, le persone mi regalavano parti di sè, attimi condivisi di cui sarò per sempre riconoscente. E sono grata a tutti voi che avete sostenuto il mio viaggio pensandomi, scrivendomi, incontrandomi, regalandomi tempo, sorrisi, cene, soldi, libri e la certezza che quando, finalmente, ci si arrende alla vita, lei ti travolge di meraviglia.
Qui troverete i racconti di ogni città ma non quello finale, quello di Roma.
Perchè ci vuole ancora tempo per scrivere una fine che ha in se l’inizio del tempo che è adesso.
Bologna – 15/10/2021
E Bologna è andata.
Grazie a Marco, Elio, Clara e Alessandra che si sono seduti al banchetto per ascoltare il loro messaggio dall’Universo. Ci sono state belle parole tra di noi.
E tanti sorrisi, tanti davvero. soprattutto da chi ha pensato di non essere ancora pronto ad incontrare la profezia.
Grazie anche agli amici che hanno consigliato i propri amici di venirmi a cercare. Anche questo è di grande importanza, e non solo per me.
Vedo l’Universo gongolare.
A tale proposito mi viene in mente una storia simpatica che posso raccontarvi. Ieri mi ha chiamata al telefono una testimone di Geova. Ha iniziato a parlare, voleva propormi di leggere insieme letture su Dio e dintorni. L’ho interrotta subito:
“Signora, grazie ma io credo all’Universo e agli unicorni”
“E vabbè ma chi ha creato l’universo?”
“Gli unicorni”
“…”
E poi la risata della signora
E poi ci siamo salutate “stia bene signora, l’abbraccio”, le ho detto
Ferrara – 16/10/2021
Salutiamo Ferrara che ci ha regalato una grande gioia.
Grazie a Lorenza, Giulia, Barbara, Elena e a Francesco che, dopo aver ascoltato il suo messaggio, mettendosi una mano sul cuore, ha detto “Sei bella Eleonora. Splendi. Sei bella per questa cosa che fai”. E grazie, ancora una volta, a tutti quelli che non si sono fermati ma ci hanno detto grazie con le parole o con il sorriso.
Ieri l’Universo era in gran forma e ha raccontato grandi cose: a qualcuno ha detto di continuare a cercare se stesso e a qualcun altro di smettere di cercare e di aspettare. Non c’è una verità che sia uguale per tutti ma milioni di verità possibili in cui possiamo muoverci con fiducia aprendo e chiudendo porte. Ma soprattutto aprendole.
Banchetto era raggiante e ha voluto indossare le lucine per splendere ancora meglio tra gli altri artisti di strada, in giro come noi.
E quando pensavamo di aver concluso la giornata con Paradiso XXXIII, al Teatro, ecco che la magia di Banchetto ci ha portati sulla strada di Nadia Nardi Educatrice e sulla sua nuova vita completamente rivoluzionata.
“L’amor che move il sole e l’altre stelle” muove anche i nostri passi e da una città all’altra, da una storia dopo l’altra, di sorriso in sorriso, da un “vieni anche qui” a un “ti aspettiamo!”, torneremo straripanti di umanità.
Parma – 17-18/10/2021
Abbiamo* salutato Parma già da qualche giorno. Qui siamo stati chiamati da Maurizio che ci ha anche dato un letto per dormire. E qui abbiamo conosciuto the dark side of the moon. Perché ogni cosa ha due facce. Ogni cosa ha in se la luce e l’ombra e vanno sperimentate senza paura, per essere completi.
Nessuno si è fermato da Banchetto. Pochi ci hanno guardato. Pochissimi ci hanno sorriso.
Voi mi potreste dire “avevano le mascherine, non te ne sarai accorta”. Si, è vero, la maggior parte aveva la bocca coperta, ma si ride anche con gli occhi e no, nessuno sorrideva.
E allora voi mi potreste dire, ancora, che il periodo è quello che è, che qui hanno sofferto in tanti. È vero anche questo e infatti non posso che accogliere e rispettare anche l’indifferenza come parte essenziale di questo esperimento sociale.
Però i bambini e i cani si sono accorti di me e Banchetto e questo ci ha fatto sorridere.
E proprio mentre stavamo smontando è arrivato Donato da Campobasso, come un dono, a donarci il racconto della sua vita.
Nonostante tutto Banchetto non si è demoralizzato, anzi, ha regalato a Maurizio un messaggio molto importante (che non si può rivelare qui) perché, in fondo, noi eravamo lì proprio per lui.
Seduta sullo sgabello, accanto a Banchetto, che mi fa stare più in basso della gente che passa e che cammina, osservo il mondo e imparo dalla vita.
(*) Per il motivo del plurale potete scegliere tra tre opzioni: il banchetto, le tette o il mio ego smisurato. E chiudiamola qui.
Cremona – 18-21/10/2021
Arrivederci Cremona e i tuoi silenzi da inizio settimana.
Neppure qui siamo riusciti a dispensare i messaggi dall’Universo ma per fortuna i passanti hanno ripreso a sorriderci. Siamo rimasti un giorno in più in città per regalarci una grandissima emozione a Teatro ma anche per godere di aperitivi in compagnia, di telefonate inaspettate, di marubini, di lumache, di brasati, di Barbera, di pasticcerie con profumi antichi, di passeggiate notturne nel silenzio e sotto la luna piena.
Nel tempo in cui sono stata seduta accanto a Banchetto, entrambi irriducibili nelle nostre convinzioni, ho sentito forte la poesia della strada e dell’umanità. Questo viaggio mi riempie di vita e spesso mi chiedo cosa accadrà quando sarà finito e come sarò io dopo tutto questo.
Ho iniziato a salutare i passanti, a seguirli con lo sguardo, a immaginare storie. A percepire che le nostre solitudini sono in buona compagnia. Che potremmo anche immaginare un futuro di cuori aperti a riceverci.
Un uomo che chiede l’elemosina
“Quanto costa mangiare?”
“No, mi dispiace, ma qui non si mangia”
“Ma c’è scritto Menu!”
“Si, ma qui ci sono solo messaggi felici dall’universo”
Una giovane donna di colore
“Non predici il futuro ma predici il presente quindi?”
Un signore anziano
“E cosa fa da mangiare?”
“No, non c’è da mangiare qui”
“Solo preghiere?”
“No, nemmeno. Qui si parla di felicità”
“Ah ecco. Ecco perché ha quel sorriso!”
Una signora, robusta e dimessa. Ha i capelli legati, indossa ballerine argentate e calzini viola. Si avvicina alla bancarella e prende in mano una scarpa tacco12 leopardata. La guarda, la sua mente immagina e la sua mano la posa subito dopo.
Una donna anziana, con una giacca piumino celeste. Trascina un carrello porta spesa che fa un rumore ritmico sulle pietre perché lei zoppica.
Un bambino indiano, con i capelli raccolti sulla testa, suona una trombetta gialla mentre cammina.
No, non tornerò uguale a prima.
Grazie ad Ale, per l’alcol condiviso e per la cura attenta. Grazie a Danila, che anche se non ci siamo viste ci siamo scritte ogni giorno sperando di vederci. Grazie a Patty, dell’Ostello L’Archetto, che ha voluto saperne di più di tutta questa storia.
E grazie al viaggio che insegna a non accontentarsi mai.
Genova – 21-25/10/2012
La fessura
Ho trascorso giorni molto belli, in pace e tranquillità, vivendo emozioni intense e nell’affetto di molti. Ho incontrato persone che avevano voglia di stare con me e ho compreso che posso non essere mai sola e che sono amata, apprezzata e accolta esattamente per quello che sono.
Sono passati solo dodici giorni eppure mi sembra di essere in viaggio da mesi. Forse perché questo mio andare non è solo spostarsi fisicamente da un luogo a un altro.
È un passaggio di stato. Una sublimazione di coscienza. No, non sto esagerando.
Ieri è accaduta una cosa. Sconvolgente. Una cosa che non mi sarei mai aspettata che potesse accadere. Disorientante. Un giro di boa. Un “da questo punto in poi sarà tutto diverso“.
Un messaggio dall’Universo, come quelli che dispenso agli altri dal Banchetto.
Una di quelle cose che quando capitano agli altri io sono sempre pronta a trovare la spiegazione cosmica e l’interpretazione karmica. E poi, un giorno, accade a me. E io non sono pronta. Mi incazzo, non so cosa pensare, piango, vorrei urlare, proprio come farebbe ognuno di voi nella mia stessa situazione.
Uno di quei momenti in cui le certezze e la sicumera crollano. Miseramente.
Il posto in cui ho iniziato a scrivere questo racconto non potrete vederlo, a meno che non veniate a Genova e vi sediate al bancone del Britannia Pub. Non lo vedrete perché il fatto accaduto mi ha mostrato che non tutto si può vedere. Le cose importanti devono essere sentite.
Alle pareti e al soffitto ci sono banconote di ogni parte del mondo. Boccali di birra in ceramica sono appesi con dei ganci al soffitto. C’è il colore rosso dappertutto. Bevo una pinta di IPA e qui hanno le mie stesse tazze per il te in porcellana inglese.
Ero già stata qui il giorno prima e ci sono tornata perché non avevo altre alternative. Era l’unico posto di cui conoscevo la strada. Non ho tempo e non ho spazio. Posso solo contare su ciò che ricordo a mente. Sono in balìa solo di me stessa. Quale posto migliore per perdersi se non un porto di mare? Quale posto migliore dei caruggi di Genova? Ci si perde nei labirinti e se ne esce diversi. Lo avevo scritto altre volte, durante questo viaggio, che non sarei tornata uguale a prima. E adesso è accaduto.
E devo dipendere dagli altri, devo chiedere aiuto agli altri. A quella umanità che ho osservato in questi giorni dal Banchetto. A tutti quelli che ho visto passare, che ho sentito esser parte di una storia comune alla mia.
Devo chiedere che ore sono, devo chiedere dove sono.
A me chiedo chi sono.
All’Universo chiedo perché le cose sono così come sono.
A chi si siede al Banchetto dico che leggerò proprio ciò che si aspetta di sentire. E a me dico che mi è accaduto proprio ciò che mi doveva accadere.
E chi ho chiamato al telefono, subito dopo, per avere un conforto mi ha detto proprio le parole fastidiose (e vere) che avrei detto io se fossi stata al suo posto.
Sono in balìa, ancora più di prima. Ecco il messaggio.
Quando entri nel flusso devi allargare le braccia ed accogliere. Non puoi fare altro.
Mi sono incazzata, si, mi sono incazzata tantissimo, e dopo una pinta di birra ho accolto il volo di quattro piani del mio telefono.
Si è lanciato dalle mie mani e si è infilato in una fessura larga 3cm dell’ascensore ed è volato giù. Poteva cadere di piatto e fermarsi e invece è caduto di taglio ed è andato.
Forse ho perso un mare di roba, forse no. Forse non recupererò più le foto e i video che avevo fatto in questi giorni o forse si.
Forse ho paura. Forse ho guadagnato la libertà.
Oggi, più di ieri, non so dove andrà a sbattere il domani. Esiste solo questo momento presente.
Che regala, anche quando non te lo aspetti.
Ed è così che mentre scrivevo, un vicino di bancone mi ha chiesto se fossi una scrittrice. Ed è finita che abbiamo bevuto insieme per un paio d’ore, parlando in inglese della vita, dell’universo, del caso e del fatto che quando sei nella tempesta le onde ti portano su fino al cielo e poi giù fino agli abissi. Mi ha accompagnata in hotel e adesso lui ha una nostra foto ricordo. Si chiama Jonas e lavora per mare.
Non so se ci incontreremo di nuovo stasera al Britannia Pub. Mi rimane il messaggio che mi ha scritto di nascosto nel mio block notes mentre ero in bagno.
Che poi io mi volevo imbarcare e andare per mari.
Io sono ancora senza cellulare.
Vedo che mi arrivano messaggi ma non so di chi siano nè cosa ci sia scritto.
Procedo un passo alla volta.
Cerco di affrontare un problema alla volta.
Ce l’ho fatta in altre occasioni e ce la farò anche in questa. Però ogni tanto mi viene da piangere lo stesso. Mi godo anche il tempo del pianto.
Ovviamente si comprerà un nuovo telefono e si ritornerà in scena. Ma non è questa la cosa importante. Non è questo che rimarrà nella mia storia.
Non sto facendo una storia esagerata perché ho rotto un telefono nuovo, pieno di ricordi, da sola in una città che non conosco, a numerosi chilometri da casa, a metà del mio viaggio. No, non è questo il punto importante della storia. Il punto è che tutto sta cambiando e non tutto serve o è necessario. E non tutti devono rimanere per forza.
Forse domani interromperò il viaggio, forse salterò delle tappe. Forse. Che parola sconcertante. E che botta di vita poterla pronunciare senza paura.
Ho l’impressione che il viaggio sia finito ma l’avventura sia appena iniziata.
Goodbye Genova e i tuoi labirinti, da cui puoi uscire solo se sei capace di abbandonarti.
Sono stati giorni intensi per me e Banchetto, anche se l’ho portato in strada solo una volta. Mi sono concessa il tempo della scoperta, della gioia bambina, dell’amicizia, dell’affetto, della perdita, del pianto, della possibilità, della determinazione.
Genova ci ha regalato un cambio negli occhi. E già che a me era sembrato che il mio verde stesse mutando.
Dopo aver vagato tra caruggi e meduse, dopo giri in trenino e suole consumate, ho preso Banchetto e ci siamo sistemati in strada. Davanti a noi un violinista polacco con cui abbiamo iniziato una relazione a distanza: applausi io e occhiolini lui.
Genova è stata al nostro gioco, è venuta a trovarci più volte e ci ha sorriso parecchio. Abbiamo riso tanto, ci siamo guadagnati il rispetto di un vero artista di strada, di uno di quelli che davvero vive con quello che riceve. Mica come me, che lo faccio per essere felice e pago gli ostelli con la carta di credito.
E poi è arrivato Kabir con le sue storie di amori non corrisposti e le borse da vendere dentro i bustoni. E Cristina e la sua sofferenza di donna che ha perso la madre e che non tutto le riesce. Cristina, che voleva che mi segnassi il suo numero per poterle scrivere, ogni tanto, “come stai?“. E ancora Paolo e il suo megafono appena comprato per gridare in piazza il proprio dissenso.
E io li, a bordo strada, a entrare sempre più nel mondo e a sporcarmi le mani di polvere triste, provando a non perdere mai il sorriso che incoraggia e sostiene.
E poi gli amici che sono venuti a cercarmi, Irene, Ritz e Denis, e il sole, il mare, la gioia di stare insieme perché ci si riconosce.
E poi la caduta libera, giù verso il fondo di un ascensore d’epoca, ma soprattutto dentro di me. Una notte e un giorno ancora più sola di quanto non fossi già, a dipendere da me e basta.
Ecco cosa mi porto dentro. È tantissima roba ma so che c’è ancora spazio perché ne entri dell’altra.
Il viaggio prosegue, si trova sempre una soluzione se si ha la voglia di cercarla.
La prossima tappa sarà in un luogo che conosco bene e che racchiude tantissimi ricordi. Ci vediamo in strada.
Perugia – 25-27/10/2021
Grazie Perugia.
Arrivare qui è stato ritrovare profumi e mattoni che erano dentro di me. E ricordi di estati passate in Umbria, da bambina. Ma è stato anche ritrovarsi a dormire, per caso, nello stesso hotel che mi aveva ospitata qualche anno fa. E lì c’erano ricordi di tempi non belli ma che so essere stati necessari per essere chi sono adesso.
Non ho scritto subito di Perugia perché credo che ciò che è accaduto sia qualcosa di speciale che mi sta ancora scorrendo dentro. In realtà gli incontri più sorprendenti non sono avvenuti nelle due ore in cui io e Banchetto siamo stati al freddo di Corso Vannucci, ma prima e dopo.
Perugia ha reso possibile l’incontro.
Con i due uomini, unici ad essersi seduti al Banchetto quel giorno, Gianluigi e Paolo, a cui l’universo ha inviato lo stesso messaggio: arrendersi e seguire il flusso. E non vi nascondo che quando capitano eventi così singolari non posso fare a meno di accoglierli come indicazioni anche per me. Già trovare uomini che accettano di giocare con l’Universo è difficile, se poi ad entrambi arriva lo stesso invito ad accogliere la vita…allora vuol dire che la strada è proprio quella, anche per me.
Ed è così che a mia volta io sono stata accolta dalle donne a Perugia.
Da Sandra con le meravigliose storie condivise, intime, profonde sincere. Ci siamo aperte ritrovandoci simili, perché l’incontro guarisce e fortifica. E nel freddo di una sera di ottobre le parole possono riscaldarti.
Da Patricia ( yosola ) e il suo sorriso e abbraccio colombiano. Dai colori delle borse e delle sciarpe realizzate dalle donne colombiane e indiane. Dalle sue parole, dagli intrecci di fili che le donne sanno tessere e trasformare in coperte che proteggono. E ogni volta racconto la mia storia e quella di Banchetto e ricevo e regalo, entrando in quel flusso che tutto rende possibile. Quando arriviamo al punto della storia in cui il mio telefono si distrugge lei mi dice “tu non hai bisogno di quello per comunicare, tu lo fai con Banchetto. È quella la strada“. Ed è proprio così. Banchetto apre porte e mondi e storie e cuori.
E mentre io e Patricia cenavamo insieme, ricevo un invito da Carol e il giorno dopo mi ritrovo a condividere un meraviglioso pranzo giapponese insieme ai suoi figli e a Chiara. Lei che apre la porta di casa a una sconosciuta e io che accetto di entrarvi. E chiacchiere e ancora una volta la mia storia e la sua e ricevere un suo libro in regalo per il viaggio e disegni dai suoi figli e sentirsi dire “già te ne vai?“.
Ritrovarsi connessi da fili di coincidenze e casualità inaspettate. Con tutti. Perché tutti siamo legati in questo mondo, adesso e nell’eternità. L’umanità non è ancora perduta. E io ho fiducia.
Grazie a Miriam che tanto ha fatto pur non essendo li.
Grazie a Arianna e Mauro per i Baci Perugina che non ricevevo in regalo da troppo tempo.
Continua…
Arrivederci a tutti.
Sempre vostra, LB
2 commenti
Miriam
Grazie a te!
Spero presto di poter conoscere Banchetto ❤️
mauro magrini
Onorati della tua amicizia !!